I primi passi della Parrocchia

Primo impegno pastorale del nuovo parroco fu quello di costituire le varie associazioni di Azione Cattolica. L’operazione fu resa facile dal fatto che molte persone facevano già parte delle associazioni della città. Il parroco non fece altro che richiamare in parrocchia quanti già frequentavano le associazioni di Sant’Ambrogio e di San Francesco. L’oratorio cominciò subito a funzionare: quello maschile assistito da Piero Molina e quello femminile assistito dalla presidenza dell’Associazione di Gioventù Femminile.

Il nuovo parroco non trovò alcuna difficoltà da parte degli abitanti del rione Cascame propriamente detto (via 28 Ottobre, via Aguzzafame e case operaie della Cascami Seta in via Cascame – ora viale Libertà). Essi infatti non avevano alcun legame pregresso con altre parrocchie ed altri sacerdoti della città. Erano già stati avvicinati da padre Giovanni Balduzzi e poi, più a lungo, da padre Innocente Cei e furono ben lieti di avere un pastore che finalmente si interessasse di loro a tempo pieno.

Serie difficoltà il nuovo parroco ebbe invece con gli abitanti della zona di corso Milano (Porta Milano). Erano troppo lontani dalla chiesa del Cascame, appartenevano già ad altra parrocchia e sentivano una diminuzione dover entrare a far parte di una parrocchia quasi campestre. Un grosso problema per gli abitanti di Porta Milano era costituito dal percorso dei funerali. Essi erano molto legati alla loro Piazza Ducale, non solo da vivi, ma anche da morti e non si rassegnavano a rinunciare che il funerale passasse attraverso la loro bella piazza. Il parroco era molto preoccupato per l’esiguo numero di persone di Porta Milano che frequentavano la messa festiva parrocchiale. 

Queste difficoltà furono in gran parte superate grazie alla processione di Maria Bambina del settembre 1936. Vincendo le resistenze del comitato organizzatore dei festeggiamenti, don Perotti volle che la processione passasse anche per corso Milano, opportunamente illuminata e decorata. Questa attenzione ridusse notevolmente le resistenze della popolazione di Porta Milano, anche se qualche famiglia si rifiutò di celebrare i sacramenti nella chiesa di San Giuseppe.

Il primo gruppo di ragazzi e giovani dell’Azione Cattolica parrocchiale con il parroco don Perotti ed il “delegato” Piero Molina, fratello di Antonio Molina, organista ufficiale della parrocchia dall’inizio delle attività per tutto il resto della Sua vita. Piero Molina purtroppo morì annegato nel Ticino nel 1938.

Primo problema per don Perotti

Nei primi giorni della permanenza in parrocchia del nuovo parroco, il direttore dello stabilimento della Cascami Seta fece notare a don Perotti che il gradino della facciata della chiesa era su sedime di proprietà della Cascami Seta. Lo invitava perciò a firmare un precario.
Il parroco invece fece la proposta di acquistare non solo quel sedime, ma anche quello prospiciente la facciata. Fu un gioco un po’ azzardato, in quanto la parrocchia non aveva alcuna disponibilità finanziaria. Fortunatamente la Direzione Generale di Milano della Cascami Seta regalò alla parrocchia anche la striscia di terreno che corre davanti alla facciata ed al cortiletto per una profondità di 9 metri circa. Un piccolo dettaglio, di buon auspicio per il futuro.

IL CAMPANILE

La chiesa aveva un piccolo campanile rudimentale, che si elevava di 2 metri circa sulla parete sinistra dell’edificio, con una sola campana, per di più “fessa”, come scrive don Perotti nella sua cronistoria. La necessità di un vero campanile che si elevasse sufficientemente alto e di campane che portassero decoro alle sacre funzioni era altamente sentita da tutti i parrocchiani, ai quali pareva quasi di essere sminuiti di fronte alle altre parrocchie. Il parroco lanciò un appello alla popolazione, che corrispose assai generosamente, offrendo pentole ed altri oggetti di rame per la fusione delle campane.

Il 13 dicembre 1936, alla presenza di monsignor Giovanni Necchi, vicario generale della diocesi, venne posta la prima pietra del nuovo campanile.

Nella stessa occasione veniva murata una lapide-ricordo per tramandare ai posteri la generosità del vescovo Scapardini, che aveva fondato la parrocchia. Tale lapide, posta all’ingresso della chiesa, porta la seguente iscrizione:

Qui dove forte ferveva il lavoro
Sua Eccellenza monsignor Angelo Giacinto Scapardini
– Arcivescovo di Vigevano – ascoltando il palpito degli operai anelanti a superiori  conquiste con  munificenza di principe volle innalzata questa chiesa
al Patrono degli operai – San Giuseppe – dotandola della casa  canonica
ed erigendola in parrocchia
con decreto del 8 settembre 1934.
Il 1° parroco don Carlo Perotti e il popolo tutto
sensibilissimi al grande dono con grato animo
a perenne ricordo posero.
13 dicembre 1936

Il ben riuscito campanile è stato disegnato dall’ing. Pietro Bocca di Vigevano. Don Perotti si rammarica per la sua limitata altezza – 21 metri – e confessa di aver mancato di fiducia nella generosità dei parrocchiani. Fra gli offerenti ricorda il Municipio con 6.000 lire, la ditta Gianoli con 2.000, la Cascami Seta con 1.500, le fornaci Bellazzi e Ferri offrirono ciascuna 2.000 mattoni, gli uomini di Azione Cattolica eseguirono lo scavo delle fondamenta ed i fittavoli della parrocchia prestarono i cavalli per trasportare ghiaia e mattoni. I bambini delle scuole scrissero a Sua Maestà la Regina Elena ed al Capo del Governo Benito Mussolini ed il 13 ottobre 1937 dalla Tesoreria dello Stato veniva inviata la somma di 2.000 lire.

Le campane furono fornite dalla Ditta Achille Mazzola di Valduggia. Sono tre in sol be molle: una dedicata a San Giuseppe, una a Maria Bambina e la terza ai Santi Angeli per ricordare monsignor Angelo Giacinto Scapardini. La bellissima iscrizione fu dettata da padre Giuseppe Marotta, oblato dell’Immacolata.

La benedizione delle campane avvenne il 25 aprile 1937, alla presenza del podestà ing. Gianoli, che fu padrino della campana maggiore. Le campane collocate su tre carri ornati di fiori sfilarono in corteo per tutte le vie della parrocchia. Le nuove campane suonarono per la prima volta il primo maggio 1937, in occasione dell’apertura del mese mariano. Dopo il discorso di padre Giovanni Balduzzi l’antica campana suonò i suoi ultimi rintocchi. Quindi le nuove campane suonarono a distesa per lungo tempo, per il giubilo immenso della popolazione.

Parrocchia di San Giuseppe: le nuove campane
da L’Araldo Lomellino del 30 Aprile 1937

Domenica scorsa con grande solennità furono consacrate le nuove campane della nostra Chiesa Parrocchiale. Verso le ore 15 si snodava per le vie del rione un lungo corteo formato dai ragazzi e dalle ragazze nostri oratori, dalle Associazioni di A.C. e dal gruppo della Schola Cantorum, che sostenuta dalla Banda S. Cecilia cantava l’inno alle campane composto per la circostanza dal nostro bravo Antonio Molina. Seguivano i tre carri adorni di fiori portanti le campane, dedicate la prima al nostro patrono S.Giuseppe, dono del Rev.mo Can. Monsignor Giuseppe Bregliani; la seconda a Maria SS. Bambina; la terza ai SS. Angeli Custodi, in omaggio a S. E. Monsignor Arcivescovo nostro, alla cui munificenza si deve l’erezione della nostra Chiesa e la costituzione della Parrocchia.

Indicibile la commozione e l’entusiasmo del popolo schierato lungo il percorso. Giunto il corteo sul piazzale della Chiesa e terminata l’opera- zione di aggancio delle campane all’apposita impalcatura, il Rev. Monsignor Vicario iniziava il rito solenne della consacrazione.

Fungevano da Padrini l’Ill.mo signor Podestà ing. cav. Mario Gianoli e Signora; il Rag. Guido Muzzi per la Società Filatura Cascami Seta e la signora Luigina Bellazzi; il cav. Attilio Violino e la signora Raimonda Bellazzi.

Terminata la funzione, Mons. Vicario diceva brevi parole sul significato della cerimonia e impartiva quindi la benedizione Eucaristica. La folla che gremiva la piazza dava finalmente sfogo al suo incontenibile entusiasmo. Tutti si avvicinavano alle campane per ammirare il perfetto lavoro di esecuzione, per leggere i nomi incisi dei principali benefattori e per dare almeno qualche tocco. I battenti andavano a ruba e il concerto così improvvisato, di bellissimo effetto, durò per molto tempo, finché le campane furono ritirate.

La chiesa con il nuovo campanile.

L’ALTARE MAGGIORE

L’altare maggiore, offerto dai fratelli conti Alberto, Aldo e Marella Bonacossa, in memoria dello zio cav. Pietro fu inaugurato nel 1933, ma fu consacrato soltanto il 7 ottobre 1936 da monsignor Antonio Maria Capettini, nuovo missionario diocesano e canonico di Santa Maria Maggiore a Roma.

La sera antecedente erano state deposte le reliquie di tre santi: San Paolino martire, il cui corpo si venera a Scaldasole, Sant’Aurelio martire e San Restituto martire.

Ora questo altare è stato spostato nella cappella del Sacro Cuore.Il 29 giugno 1936 fu amministrata per la prima volta la cresima ai fanciulli della parrocchia, da parte di monsignor Antonio Capettini, essendo infermo il vescovo.

I cresimandi furono 113.

LE SUORE PIANZOLINE

Fin dall’inizio dell’attività produttiva dello stabilimento della Cascami Seta, con l’impiego di numerosa maestranza femminile, era stato necessario avviare un convitto per ospitare durante la settimana le numerose operaie provenienti dai paesi limitrofi. La delicata gestione del convitto fu affidata alle Suore della Beata Capitanio (dette Suore di Maria Bambina), la cui Casa Madre era a Milano. Ad esse toccò di svolgere le prime indispensabili azioni di pastorale, collaborando con il cappellano scelto dal Vescovo della diocesi di Vigevano. 

La ragione ufficiale della scelta di tale ordine religioso non è nota, ma può facilmente immaginarsi che sia stata operata dal Consiglio di Amministrazione della Cascami Seta di Milano, che scelse nell’ambito delle proprie conoscenze ambrosiane.

Quando questo territorio non fu più considerato terra di missione ed addirittura fu creata una regolare parrocchia della diocesi di Vigevano, le suore della Beata Capitanio considerarono esaurita la loro missione e decisero di ritirarsi.

Per il parroco si creò un grosso problema. Non disponendo neppure dell’aiuto di un curato, la presenza delle suore era indispensabile.

La divina provvidenza gli venne in aiuto, sotto forma di una analoga situazione verificatasi presso il Cotonificio Gianoli, operante nella zona più prossima alla città.

Il Cotonificio Gianoli aveva organizzato un convitto analogo a quello della Cascami per le sue lavoratrici, in un edificio in via Traversa  Cascame (ora via Podgora, occupato dal Villaggio Duci). La direttrice laica del convitto aveva raggiunto il limite di età per andare in pensione e doveva quindi essere sostituita. Don Perotti suggerì all’ing. Francesco Cesoni, consigliere delegato della Gianoli, tramite il vicario generale monsignor Bregliani, suo intimo amico, di affidare la gestione del convitto ad un gruppo di suore, che meglio avrebbe potuto garantire la formazione morale delle operaie e contemporaneamente avrebbero potuto occuparsi dell’oratorio femminile parrocchiale. Non fu facile ottenere il consenso della direzione della Gianoli, in quanto la posizione era molto ambita e le aspiranti numerose.

Alla fine però la proposta di don Perotti fu accettata. Dapprima si parlò delle suore di Maria Ausiliatrice, poi delle suore Domenicane. Finalmente si addivenne all’invito alle suore Missionarie di Maria Immacolata Regina Pacis, fondate dal padre oblato Francesco Pianzola. 

Sorsero però ulteriori difficoltà. Padre Pianzola aveva dovuto qualche anno addietro lasciare la casa dei Padri Oblati, di cui era stato fondatore. Succedeva così che non venisse guardato con occhio sereno dal clero vigevanese. Don Perotti tuttavia sottopose la proposta di soluzione al vescovo monsignor Scapardini, il quale diede il suo gradimento.

Padre Pianzola e la Madre Generale furono di grande generosità: si accontentarono di poco. Avrebbero mandato tre suore. Due le avrebbe pagate la Gianoli, con lo stipendio complessivo che riconosceva alla precedente direttrice del convitto. La terza suora sarebbe stata pagata dalla parrocchia di San Giuseppe. L’ing. Mario Gianoli, che era allora anche Podestà della città di Vigevano, si informò presso don Perotti sulle possibilità della parrocchia di pagare la suora. Il Parroco prese la palla al balzo e propose di istituire un asilo, con i cui proventi retribuire la suora. L’idea piacque e si addivenne alla istituzione dell’asilo Gianoli, con sede nello stesso convitto. L’ing. Gianoli, avvalendosi della sua posizione, riuscì a fornire i banchi necessari utilizzandone una quantità scartata da un asilo del Comune.

Le suore giunsero in parrocchia il 23 agosto 1936, accompagnate da padre Francesco Pianzola e dalla Suora Vicaria. Le suore furono ricevute solennemente in chiesa, presenti l’ing. Mario Gianoli ed il direttore dello stabilimento. Parlò al popolo padre Pianzola, che per la prima volta riprendeva la parola dopo la sua partenza dall’Oratorio del- l’Immacolata.

 

DOMANDA DEL PARROCO DON PEROTTI A PADRE PIANZOLA

Vigevano, 7 luglio 1936 

Rev.mo P. Pianzola.

Il sottoscritto, presi gli opportuni accordi coll’autorità religiosa diocesana, colla ditta Gianoli, proprietaria del convitto delle operaie sito in Traversa Cascame (ancora nei limiti della propria Parrocchia) chiede rispettosamente alla Signoria Vostra di voler inviare almeno tre Reverende Suore ad assumere la Direzione di detto Convitto e dell’erigendo Asilo Gianoli.

Alle Reverende Suore sarà corrisposto il trattamento secondo il già convenuto. Colla piena fiducia di essere esaudito, porge devoti ossequi.

Prev. D. Carlo Perotti

 

ACCOMPAGNAMENTO DELLA DOMANDA A PADRE PIANZOLA

Vigevano, 7 luglio 1936 

Rev.mo Signor P. Pianzola.

Come da istruzioni avute Le invio regolare domanda per avere le Sue benemerite Suore a lavorare nella mia Parrocchia.

Il tempo di apertura della casa ormai è vicino.

Sarebbe bene che Lei indicasse senz’altro il giorno (con la Rev. Madre si era parlato dei primi di agosto) per poter così parlare col Cav. Gianoli.

Una volta conosciuto il giorno, io potrei incominciare ad iscrivere i fan- ciulli per l’asilo e le giovinette per la scuola di lavoro, così le R.R. Suore troverebbero subito da lavorare.

Il Cav. Mario Gianoli il 4 c. m. fu investito della carica di Podestà di Vi- gevano. Sarebbe bene che inviassero le congratulazioni. E’ per noi certo un buonissimo appoggio aver Gianoli per Podestà.

Mi ricordi al Signore e gradisca i miei ossequi.

Prev. D. Carlo Perotti

 

RISPOSTA DI P. PIANZOLA A DON PEROTTI

Vercelli San Salvatore, 11 luglio 1936

Risposta affermativa per dopo gli esercizi spirituali delle Suore. Venire il 17 o 18 luglio per combinare a Mortara.

P. Pianzola

 

DA CAV. GIANOLI A SUORE PIANZOLINE

Vigevano, 21 agosto 1936 XIV

Mentre ringrazio delle graditissime espressioni, ben volentieri confermo di essere lieto che l’asilo Gianoli nel rione di S. Giuseppe si apre col 23 agosto.

Faccio molto assegnamento sul loro Ordine per l’opera a favore del rione e nell’occasione porgo distinti ossequi.

Mario Gianoli